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INCONTRO - PELLEGRINAGGIO GIUBILARE ALLE CUCINE ECONOMICHE POPOLARI

  • Immagine del redattore: Redazione Parrocchia San Lorenzo
    Redazione Parrocchia San Lorenzo
  • 4 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

Giovedì 3 aprile, un numeroso gruppo di persone appartenenti alle nostre comunità di Giarre e San Lorenzo ha vissuto un momento speciale di cammino quaresimale e giubilare con un “pellegrinaggio” alle Cucine Economiche Popolari, situate in via Tommaseo, nei pressi della stazione ferroviaria di Padova.

Spinti dal desiderio di conoscere questo luogo significativo della città e della Chiesa padovana, di pregare insieme e di vivere un’esperienza di fede concreta, ci siamo messi in cammino.

Ad accoglierci, una calorosa ospitalità da parte della comunità delle suore Elisabettine,

che abitano e animano la vita delle Cucine, coordinandone il funzionamento e le attività pastorali.

Sin dall’ingresso, molti pregiudizi sono crollati alla vista degli ambienti: ordinati, curati e intrisi di umanità. Dopo esserci accomodati nella sala da pranzo, dove solitamente si accolgono gli ospiti della mensa, le suore ci hanno proposto un gesto semplice ma carico di significato: a turno, ognuno di noi ha pronunciato ad alta voce il proprio nome, in modo che tutti potessero ascoltarlo.

Questo gesto ha subito richiamato alla mente il valore profondo del nostro essere conosciuti e chiamati per nome. È il segno della nostra identità di figli amati, peccatori perdonati da un Dio che è Padre misericordioso e che non dimentica nessuno. Il nome racconta la nostra storia: è il luogo sacro dove Dio si è reso presente e continua a manifestarsi. Dire il proprio nome è stato anche un modo per riconoscere la dignità e la sacralità dell’altro, di ogni fratello e sorella che incontriamo, anche – e soprattutto – di chi vive ai margini.

Alle Cucine Economiche Popolari, questo viene vissuto ogni giorno: ogni persona che vi entra è chiamata per nome. Operatori e volontari si impegnano a conoscere ciascun utente, offrendo uno sguardo che non giudica ma accoglie. Un gesto semplice che, per chi è abituato a sentirsi invisibile, emarginato o ignorato, può significare moltissimo. Ed è proprio qui che si manifesta la testimonianza autentica della carità cristiana.

Una carità che si traduce anche in gesti concreti, come ci hanno raccontato le suore Elisabettine: grazie al tempo, alla professionalità e alla dedizione di molti operatori e volontari oltre ai pasti caldi serviti ogni giorno a pranzo e cena, vengono offerti servizi di assistenza medica, sanitaria e legale, la possibilità di ricevere posta, lavarsi, ricaricare il telefono, ricevere abiti puliti.

Piccoli-grandi segni attraverso cui passa l’annuncio del Vangelo.

In seguito, attraverso la contemplazione di un’opera d’arte realizzata da Van Gogh, le suore ci hanno condotto a comprendere ancora meglio lo spirito di carità che anima questa realtà.

Tutt’altro che una forma di buonismo, pietismo o puro assistenzialismo: la carità che qui viene effettuata scaturisce dalla relazione con quel Dio misericordioso che si manifesta in modo particolare e altrettanto concreto nella pagina evangelica – dipinta dall’artista olandese – che racconta di quel samaritano che a dispetto di sacerdoti e leviti trova il coraggio di fermarsi lungo il cammino, superare ogni tipo di paure e pregiudizi, rialzare un povero malcapitato dalla polvere in cui si trovava per prendersi cura di lui, riconoscere la dignità che gli spetta e permettergli di tornare a camminare lungo la sua strada con le proprie gambe.

Il pellegrinaggio alle Cucine è così diventato l’occasione per prendere contatto con un Dio capace di piantare, attraverso la carità concreta, semi di speranza sulla vita degli uomini.

Spetta a noi il compito di riconoscerli anche nella nostra vita e di contribuire a quest’opera per l’edificazione del Regno di Dio.













 
 
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